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Ho sciupato l’abilità di renderli sempiterni.
Ho affinato tuttavia la capacità di non soccombergli.
Vorrebbero pioviscolare in questi giorni,
ma crudelmente gli impedisco di farlo.
Come? Semplice!
Non gli consento di germogliare,
non gli permetto di sorseggiare la vita.
Come un feto, essi rimangono interrati dentro me.
Non si ribellano,
non si lamentano, anzi, restano lietamente
rassegnati al loro infausto destino.
Si attaccano avidamente a quello che il mio animo ha loro concesso
e ne godono all’impazzata, come un ergastolano,
in una rara, inaspettata giornata di libertà.
Se potessero nascere,
racconterebbero di me e ti direbbero quello che ancora di me non sai;
Ma morirebbero veloci,
divorati da un tempo ricolmo di cemento e di spiccioli boccioli.
Perchè esternarli!
No, non posso concedergli questo parto.
Come l’amore di un padre verso la propria creatura,
li alzo al cielo, li trattengo e li stringo soltanto per la mia persona,
soltanto per me.
I miei respiri!
E’ sul mio petto che gentili danzano ed eleganti volteggiano,
senza mai perire, senza mai finire.
Ma non durerà.. qualsiasi feto prima o poi dovrà essere espulso, sia esso un dolcissimo bambino o un povero piccolo aborto.